La cessione del quinto è un finanziamento rivolto ai soli lavoratori dipendenti (pubblici, privati o statali) e anche ai pensionati. Come garanzia possiamo presentare alla banca il nostro stipendio, ossia le buste paga o i cedolini pensionistici. Si può sfruttare anche il TFR accantonato: per tale ragione ha importanza anche l’anzianità lavorativa del cliente. Vediamo nelle prossime righe di saperne di più su questo patto.
Quando stipuliamo un prestito con cessione del quinto ci impegniamo a rendere alla finanziaria un quinto del nostro stipendio al netto, al fine di risanare il debito contratto con lo stesso ente. La somma che dobbiamo versare ogni mese non può, in nessun caso, superare il 20 % della nostra entrata mensile. Per esempio se abbiamo uno stipendio netto di 1.000 euro avremo delle rate mensili di massimo 200 euro. In base a quanto percepiamo ogni mese possiamo richiedere una somma più o meno cospicua. Anche i tempi di restituzione cambiano per via di tale valore.
Ogni mese sarà il nostro datore di lavoro a versare all’istituto di credito la somma che gli spetta. Il datore la trattiene dallo stipendio del suo dipendente, per poi “girarla” alla banca. Il valore della rata non varia nel tempo, ma è fisso: si parla quindi di rata costante. Compresi nella somma che versiamo ogni 30 giorni ci sono anche gli interessi previsti per il finanziamento.
In linea di massima con una cessione del quinto possiamo richiedere dai 5.000 ai 60.000 euro. Tale somma, come abbiamo accennato, varia a seconda della posizione e della busta paga del richiedente. Il debito va risanato in un minimo di 48 mesi, fino a un massimo di 120 (ossia 10 anni).
Ci sono anche alcune agenzie creditizie che elargiscono fino a 100.000 euro, ovviamente sempre in base alla retribuzione del debitore. Si calcola in questo caso anche l’età del cliente. Tale tipologia di piano di restituzione dura per un massimo di 10 anni. Il tempo preciso può stabilirlo anche il cliente, qualora il suo stipendio glielo consente.
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