Per i giovani italiani la situazione non è rosea. Basta effettivamente dare uno sguardo alle statistiche relative alla disoccupazione che colpisce i ragazzi nel nostro Paese per farsi una prima idea dei problemi creati da un mercato del lavoro che sembra fatto apposta per respingerli.
I dati di ISTAT al proposito sono assolutamente eloquenti: i giovani italiani che non trovano un lavoro sfiorano addirittura i due milioni nella fascia tra 25 e 34 anni, con un tasso che si attesta al 25,9%, a fronte del 15,7% che rappresenta la media europea.
Un numero enorme di persone che sono quindi alla ricerca di impiego e che per trovare la possibilità di un lavoro decidono spesso di ricorrere alla strada dei prestiti a fondo perduto concessi a livello statale per coloro che decidono di puntare sull’autoimprenditorialità o su una startup innovativa. Naturalmente, però, non tutti sono in grado di mettere in campo le competenze necessarie per tirare su una impresa, o magari non se la sentono di correre i rischi derivanti da una scelta di questo tipo.
I prestiti per i più giovani: le soluzioni creditizie
I giovani rappresentano una categoria estremamente problematica per il sistema creditizio. Proprio il fatto che molti di loro siano ancora alla ricerca di un impiego li rende difficilmente pronti a offrire le necessarie garanzie a sostegno delle richieste di prestito. Molti di loro, peraltro, svolgono mansioni lavorative precarie o a termine, le quali possono rivelarsi un impedimento non da poco ove si decidano a rivolgersi ad una banca o ad una finanziaria.
In mancanza di una busta paga o di entrate regolari, si può però virare su soluzioni come il prestito con garante, che prevede appunto la presenza di una terza parte chiamata a prestare le garanzie di carattere reddituale o patrimoniale che mancano al diretto interessato. Di solito il garante è un genitore o un fratello maggiore che già lavorano e possono quindi subentrare con la loro busta paga o pensione al fine di garantire il rientro dell’ente erogante nel caso in cui il contraente principale non fosse in grado di ottemperare all’obbligo assunto.